the meyerowitz stories

l’altra sera guardavamo the meyerowitz stories, su netflix. un film come tanti altri di quel tipo di film intendo, una famiglia disfunzionale che in un momento di crisi\svolta\scelta è costretta a confrontarsi. nulla di nuovo quindi, tutte le famiglie sono disfunzionali, tanto che probabilmente si potrebbe anche evitare l’aggettivo, dire tutte le famiglie, e sottintendere disfunzionali, come i gatti che sono tutti neri, e le albe livide e tramonti infocati. insomma, non so bene se mi sono spiegata, forse manco tanto capita, ma lasciamo perdere. e andiamo avanti. in questa famiglia disfunzionale (si seguito indicato solo come: f.d.) del film c’era quindi un padre egocentrico ed egoista, una seconda – anzi terza – moglie distratta, una figlia trascurata e rassegnata, un figlio trascurato e sofferente e un figlio ancora amato e messo al centro.

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Storia di un tic tac

L’altro giorno ero a un corso di aggiornamento per il lavoro. Non mi piace andare ai corsi di aggiornamento per il lavoro, difficilmente ci sono argomenti che mi interessano veramente, in genere non conosco nessuno e mi sento un’aliena. Ma tant’è. Esistono. Bisogna andarci. Insomma quindi arrivo a questo corso, è pomeriggio, mi sento a disagio, ho già sbagliato parcheggio e mi sono piazzata davanti a un edificio che non c’entra niente, molto più avanti – chiaro segno di esclusione, tutto è chiaro segno di esclusione in questi momenti – entro e mi siedo. Le poltroncine sono scomode, strette, o forse sono io che mi sono allargata -ancora-meglio non pensarci e sopportare. Sono solo quattro ore. Quattro ore ed è finita, me ne vado a casa.

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Villa Deliella

Ieri sera su SkyArte, saltando di canale in canale alla come capita, ieri sera ho beccato un documentario su Palermo. Palermo è una città che conosco pochissimo, nonostante io sia siciliana, o forse proprio perché sono siciliana, ma dell’altra sponda, e vivo fuori. La Sicilia è un’immensità di cose, da tutti i punti di vista, anche perché è molto grande, e così è difficile che chi vive in oriente, come me quando ci vivevo, riesca poi a conoscere a fondo la Sicilia d’occidente. Quest’estate per la prima volta ci sono stata per un paio di giorni, ma è evidente che sono niente per avere a che fare con una città. In ogni caso, alcune cose di Palermo le conosco, e una in particolare mi è tornata in mente ieri sera guardando il documentario su Sky -con anche Giorgio Vasta, che rimane, oltre che uno scrittore meraviglioso, un portatore di pensiero complesso e mai scontato.

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La città e l’immaginario

Ascolto Spotify questo pomeriggio, vago fra le playlist che il mezzo ha creato per me, mi deprimo un poco e poi non poco, a sentire che razza di tristonaggini mi propone, tutta colpa mia, è evidente, mi ha campionato in ore e ore di ascolti, e ora mi fa il verso. Reggo un paio di brani, forse tre, poi passo al successivo, è una play weekly, forse il martedì ha risolto che sto più di buonumore.

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