La città e l’immaginario

Ascolto Spotify questo pomeriggio, vago fra le playlist che il mezzo ha creato per me, mi deprimo un poco e poi non poco, a sentire che razza di tristonaggini mi propone, tutta colpa mia, è evidente, mi ha campionato in ore e ore di ascolti, e ora mi fa il verso. Reggo un paio di brani, forse tre, poi passo al successivo, è una play weekly, forse il martedì ha risolto che sto più di buonumore.

La playlist stavolta è italiana, storco il naso, non per altro, con le cose italiane non riesco a concentrarmi, volevo scrivere un pochetto. Un giorno sarà necessario verificare tristezza dello scritto VS musica ascoltata, mi dico, però cedo. Ci sono gli Ex-Otago, mi piacciono da sempre, da quando Giovanni mi portò a vederli in un posto che si chiamava Spazio qualcosa, sopra piazza Sarzana a Genova. Poi arrivano gli Zen con L’anima non conta, e per una di quelle strane coincidenze che esistono nella nostra testa e basta -è provato si sa che le coincidenze sono quel filo che lega due delle duemila informazioni che processiamo al secondo, se non erano quelle due erano altre due insomma- passo su youtube e scopro che il video è stato girato a Livorno, in Terrazza Mascagni.

E’ un video notturno, molto lontano da tutto l’immaginario carico di tramonti che chiunque stia a Livorno conosce della Terrazza, e coltiva, e se ne bea anche. Io, per inciso, amo la Terrazza solo alla mattina presta, quando c’è libeccio e piove, e tira così tanto forte il vento che il pezzo del viale Italia prima dei Pancaldi è già per essere chiuso. Ci porto Ettore, in quei casi, e lui si infradicia fino al midollo di sale e di mare, fino a che ce ne torniamo a casa. E’ felice Ettore, di questa cosa qua, e io che vivo sempre nel momento in cui sto ma anche in dieci almeno avanti e altrettanti indietro, mi dico che se la ricorderà questa cosa, della sua isterica madre, che lo portava a farsi fradicio di onde quando tirava così forte che chiudevano la strada.

E’ un bel video comunque, e mi è venuto in mente allora l’altro video che mi piace molto girato in Terrazza, di giorno e di notte ma comunque lontano dal tramonto classico, ed è Motta, Del tempo che passa la felicità, e allora me lo sono andato a cercare, e poi mi è venuto da pensare che i due video che mi piacciono girati nel luogo simbolo della città di Livorno sono di due non livornesi, pisani per la precisione, e a parte le campanilistiche osservazioni c’è qualcosa in questa cosa, c’è forse l’incapacità di raccontare i luoghi in modo diverso se ai luoghi sei troppo attaccato, e allora sono proprio fortunata, mi sono detta, perché tanto, per quanto io mi sforzi, mi sento sempre di nessun luogo, e magari questo sguardo dai bordi qualcosa me lo porterà. Chissà.

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vgalletta

Nata e cresciuta a Siracusa, ha trascorso parte dell'infanzia a Ozieri, in Sardegna, e da anni vive a Livorno. È laureata in ingegneria civile idraulica a Catania, materia in cui ha conseguito anche un dottorato di ricerca, e ha lavorato come ingegnere idraulico prima di intraprendere la carriera di scrittrice a tempo pieno. Ha scritto numerosi racconti pubblicati su riviste e quotidiani. Nel 2013 il monologo "Sutta al giardino" le è valso il premio per monologhi teatrali “Per Voce Sola” del Teatro della Tosse di Genova. Nel 2017 il suo romanzo inedito "Pelleossa" è arrivato tra i finalisti della III edizione del premio Neri Pozza. Con il romanzo "Le isole di Norman", già finalista alla XXVIII del Premio Calvino, ha vinto il Premio Campiello Opera Prima 2020. Il suo romanzo "Nina sull'argine", uscito a ottobre 2021 per minimum fax, è tra i 12 libri candidati al Premio Strega 2022.